Adoro indossare le mie sciarpine, nel cui abbraccio ritrovo spesso quello delle mie stesse passioni…te in primis…
Mi piace ricordare il filo rosso e averne uno sul polso mi fa pensare che non tu non l'abbia mai lasciato andare… questo è l'unico visibile…perchè gli altri  che mi legano a te rimangono invisibili…solo nel pensiero e nella mente, e nel cuore…ed ogni pensiero è forse immaturo, ma di certo sincero…e si aggroviglia al mio collo in una spirale malinconica che stringe la gola…come quelle mani sul collo che mi facevano ridere…
le nostre idee riga.te condivise..
e cosi fra i fili del tempo rimango incastrata e sospesa sul riflesso dell'acqua che adesso annerisce nei giorni silenti e vane speranze…e inizia a bagnarmi una pioggia di lacrime conservate nei ricordi incancellabili.
Mi piacerebbe indossarti come sciarpa sul collo o camicia dentro cui infagottarmi..cosi che quei fili potessero finalmente tornare a sbrogliarsi…
pensare ad un cappotto di tua pelle dentro cui non sentire più freddo…o uno mio tutto per te..

Lana Sutra'…Il sesso ci lega: come fili, adesso lo dice anche Benetton 🙂

OmbradiSole è tornato a casa
 

 
Con le dita fra i manici delle buste di soia piene di fiocchi e nastri da mangiare, e piccole tavole scure da mordere nelle notti di piena luce… sta chiudendo il cancello col pollice rovinato dalla fame di baci e quasi entra senza guardare il vecchio muro coperto di verde da raddrizzare…
Quanti giorni sono passati dall'ultima volta che ha districato i rami dai labirinti aggrovigliati? Troppi, lo si vede dal suo sguardo compiaciuto… qualcuno o qualcosa aspetta solo lui per essere acconciato.
Entrando in casa sente lo stridio delle converse insabbiate sul parquet e un brivido dolce lo travolge: è a casa, ha le sue piccoline sotto lo stesso tetto e lo spazio nero in cui carezzarle…da solo…senza esser applaudito.
Avrebbe solo voglia di essere ascoltato, sentito…senza parlare.
Tirate su le tapparelle, apre le finestre, bisogna far respirare la pietra della parete che non suona, lungamente soffocata.
Ed esce…con un clic aziona l'innaffiatoio del prato di tante colazioni e sfiora con gli occhi i gerani da liberare di tutte le foglioline appassite per far posto a nuovi fiori…prima del sonno d'inverno. Anche la boungaville ha bisogno ancora del suo concime.
OmbradiSole…è tornato e si vede…
e li vede finalmente.
Scansando l'erogatore per non bagnarsi si avvicina al tappeto verde di rami intrecciati e s'inebria del candido di tantissime piccole infiorescenze partorite lontane da terra natia e sbocciate qui nella casa che lui ha voluto per loro…del vecchio muro restano solo spruzzi di grigio qui e la…ben presto tutto sarà in.fiore.
Assomigliano ad ali che resistono alla voglia di volare…si avvicina di più e perde la presa del piede sinistro, inciampa sul laccio sfilato per sentirsi dieci anni di meno e…col viso sfiora un fiore piccolissimo…
lo sente respirare…quell'odore di folle donna adesso è li nel suo giardino…
Non fa in tempo a pensarlo che un tintinnio di ali si libera dal tappeto e lo avvolge in un volo di candide farfalle…si staccano piano dal muro inverdito e f.rullano nella sua aria, bagnata adesso dall'erogatore anch'esso stupito dallo spettacolo di un semplice gelsomino in.fiorato.
Le mie Papalot ti aspettano per sussurrarti  Bentornato a casa 🙂

 

on fly


C’è un vecchio faro su cui voglio salire, ripiegando le ali su me stessa e correndo veloce..in attesa di poterle stendere per un volo che non mi faccia più toccare terra..
Voglio portarti su un nuovo pianeta e non scendere mai più.. mangeremo briciole d’aria e berremo pioggia umida offerta dalle nuvole e ci stancheremo ridendo di chi è rimasto sulla terra e non sa che respirare non sa, se non coi soli polmoni..

Nessuno mai ci prenderà…voleremo dissolvendoci nel vento e rotolando con la neve..
VolarTI al di la dei malumori, toccare nuove sensazioni di tocchi proibiti nel fluttuare terreno..
le mie ali sono stanche di stare ripiegate…come le tue di essere tarpate..
nuovi sogni e un tuffo nuovo… per liberare la mente dalla fuliggine di ragnatele antiche..valicare nuovi confini..
Guardare il faro che ci illumina e ci ricorda da dove siamo partiti…
On fly..per entrare nei tuoi misteri, spiegarti i miei, farti comprendere la follia che vorrei qualche volta contagiarti…
Aprire la tua anima come mai prima, abbattere i muri e le scogliere che hai costruito per impedirmi di cadere nelle viscere profonde della dolcezza infinita che hai dentro, dove nasce.va  l’ in.canto della sconfinata tenerezza e il furore in.contenibile del tuo piacere…
in cui sci.volare in un attimo eterno di oblio d’a.mare..
un tuffo al cuore…dal mio a tuo, cogliendone ogni r.umore
…..

Ti vedo stendere con le dita rosicchiate ricami di ragnatele, arpeggiare nei tuoi pensieri l'anima sospesa, incompiuta che cerca labbra serrate, aspettando parole di no.t.te, forse dirottate. intrappolato nei desideri taciuti, nei libri mai letti, filosofie s.conosciute che divorano chi come insetto si posa su petalo affamato di carne e inebriato dai profumi non si accorge del fiato che aumenta, pericolosamente s.leale.  

Come Aracne hai sfidato il fato, e reo d'averTI deluso… tingi di nero il rosso vermiglio di un fiume arginato, zittito e placato, di bianco vestito nei giorni di Luce, torni guerriero su tasti di legno, alcuni sdentati, altri rinnovati…per ricordare il sospiro di un rovescio baciato disegnato su tela di cuore squarciato. Mai dimenticato. 

Non importa se non vuoi parlarmi, sai che so ascoltare i tuoi silenzi.

Wish you were here. . .

Nel buio di colori tinti armeggiano avide le mani di bianca china e scarlatte ragnatele fuse a Lush viola che non assorbono. Scivolando in schiumosi pensieri, DannaTamente pensandoTI.

Pachamama mi avvolge ancora una volta nel suo vissuto cantico:

1

Mi
racconta
di
una
fanciulla
vestita
di
bianco….

….coi guanti di seta che le carezzano i polsi, la veste di lino antico le sfiora le gambe celate da panna in pizzo, un fiocchetto malizioso sopra le ginocchia la lascia bambina rendendola donna, i piccoli seni schiacciati dal corsetto affiorano appena dal merletto cucitole apposta da una nonna gelosa: sembrava fatta per le carezze la sua dolce bellezza!

Dalla lunga treccia che audace, le tocca la schiena spuntavano foglie di verde edera, vezzi di mani mai stanche offerti al suo guerriero illuminato, l’ aspettava nella fiera corazza lui, cogliendo la mela che avrebbero mangiato seduti sul vecchio cappotto di molte battaglie intonava l’inno agli Dei per avergliela donata.
Era la sua meta, l’arrivo e la partenza di un felice connubio di vite…la sua principessa adorata.

Lei giunse finalmente e stretti nella morsa dell’avido piacere, mordettero il frutto profumato, risero beati al caldo tepore di quel Dio, suo promesso sposo:era infatti, Inti ad aspettarla farsi donna.
Nessuna supplica servì al loro amore, nessuna lacrima, ne lotta, era quello l’ultimo loro incontro…
il guerriero mise in tasca il proprio cuore, cucì come potè la ferita sulla pelle e si avviò ad un destino di solo guerre, sfiorava ogni tanto quel muscolo sanguinante: nessuna cura a simile dolore, nessun presagio di guarigione, perire in battaglia l’avrebbe finalmente consolato.

La bella principessa restò inerme a piangere le lacrime di tutta la foresta, ogni pianta ne sparse alcune, atroce e crudele come fiele quella giornata…
ed ecco che gli Dei, impietositi dall’ormai flebile fiato pensarono di salvarla, lasciandola vivere libera nella foresta, ramificare nella madre terra…

Ed è col suo dolce respiro di donna che bella e fiera, aspetta ancora di essere salvata dal suo amato.
Ricordalo…quando la vedrai…

1

“Giro giro giro tondo…”
potremmo cantare,
sperando di non inciampare sui tramonti e arcolbaleni che ci osservano da lontano.
ridendo dei tuoi piedi ingombranti che a stento evitano di schiacciarle, saltellando con le mani intrecciate, finalmente scaldate…
“Giro giro giro tondo…”
come gocce nell’oceano di gomma che non ci lascia naufragare su candide pelli immacolate…
facciamo che sei il mio più dolce pensiero.
Colorate e poggiate, senza sostegno eppure elevate
sembrano chiedere di essere usate, carezzate e sospirate, ansimate, aspettano in silenzio: poca cosa senza di te, futile legno su altro legno, fulgido fuoco ammansito in attesa di divampare, arrossire e tornare a respirare.
E fingo di non sentire il caldo parquet che mi chiama, che ti spinge a camminare, sedere, sfilare e usare altre dita per suonare, si. questa volta cosi…

– tutti giu’ per terra – sto ascoltandoTi mio dolce pensiero.

Equinozio di plenilunio… ed io ancora qui a girare attorno al centro di quello che ci divide e unisce….
equidistante da te, equivicina a ciò che non vuoi.
mentre l’in_ solita luce di neve alta e piena ci guarda.
Mi manca il mio wolfman.

P.S: ti ho visto in bianco e di nuovo ai tasti, bello tu sia tornato a comporre per te 🙂 non dico altro, so che non vuoi.

Piccole striature di legno in bianco_nero che fluttuano nel cielo più sincero, rivelano il mistero di chi torna a vivere assecondando il proprio fluire. Una magia nella notte che arriva e in quella a seguire, doppia.
Alzando le ciglia umide sarai li…sotto la mia stella, accecata per una sera da quella sfera dentro cui respiri.
La tua grazia Plena in questo av_venire.
……..
……….
………….
“Scaccia con un getto d’acqua il peso che ti spinge a fondo, illumina le vie che ti hanno liberato dalla polvere!!!”

tua dannat_a